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Affermato architetto e studioso, Paolo Camaiora ci guida in un viaggio indissolubile tra l’uomo e la pietra. E lo fa attraverso la sua visione critica, da cui emergono l’importanza della cultura lapidea, le sfide legate alla sua conservazione le preoccupazioni sul futuro di Carrara e una netta critica all’imitazione della pietra

Nato a Carrara, Paolo Camaiora da più di vent’anni svolge attività di libera professione e si occupa di ricerche storiche su architettura, materiali lapidei e arti applicate degli anni ’30, argomenti a lungo approfonditi in libri e articoli. Ha collaborato con studi di architettura nazionali ed esteri e prestato attività di consulenza presso diversi opifici apuani, specializzandosi nelle tecnologie di lavorazione, posa e recupero della pietra naturale. Su queste tematiche organizza seminari formativi presso ordini professionali e istituti scolastici. È consulente tecnico d’ufficio per il tribunale e la procura di Massa e consulente fiduciario per il Genio della Marina Militare di La Spezia. Attualmente ricopre la carica istituzionale di segretario dell’Ordine degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori della provincia di Massa-Carrara e ne cura il dipartimento cultura e formazione.

Se le dico pietra, qual è la prima cosa che le viene in mente?

È una parola talmente antica e ricca… è la carta d’identità della Terra ma anche dell’uomo, da sempre elemento di civiltà e cultura: dalla selce che diventa arma alle Tavole della Legge, dall’arte alle più importanti opere costruttive. Da più di duemila anni la pietra è materiale fondamentale del concetto del costruire, segnando il rapporto tra uomo, natura ed eternità. Non esistono opere urbanistiche, architettoniche, scultoree o rappresentazioni simboliche che non ne vedano il suo impiego. Per secoli ha marcato il livello culturale delle città, ha rappresentato le aziende che lo estraggono dai bacini minerari e lo trasformano, ed elevato i grandi scultori che nei secoli lo hanno utilizzato per raffigurare santi e uomini illustri.

Con quali tipologie di pietra naturale lavora più spesso e perché?  

Vivendo e operando da sempre nel distretto apuo-versiliese, sono i marmi e in minor misura travertini e graniti.

Qual è il progetto di cui va più fiero?

La riqualificazione della Sala del Campionario dei marmi dell’Accademia di Belle Arti di Carrara. Inaugurato nel 1934, ha sede nel Palazzo del Principe ed è il campionario più antico d’Italia, con le sue 210 lastre di marmi nazionali, alcuni rarissimi e di grande pregio. Il progetto ha vinto tra l’altro il Premio nazionale di restauro e conservazione preventiva del Ministero dei Beni Culturali.

Quali aspetti ritiene essere oggi i più interessanti e vincenti dell’uso a 360° della pietra naturale?

La pietra è prima di tutto un materiale da costruzione, in grado di valorizzare qualsiasi tipo di opera. La meraviglia del marmo è constatare che ogni pezzo è diverso dall’altro, forgiato esclusivamente dalle forze della natura e dal tempo: questo è sempre stato e sempre sarà il suo valore aggiunto, l’elemento unico, caratterizzante, inimitabile. Viene dalla notte dei tempi ed è eterno, se usurato lo rilucidi e torna come prima, a differenza di altri tipi di materiali che gli strizzano l’occhio…